Come diventare consulente finanziario

da | 26 Febbraio 2019 | consulente finanziario, finanza e investimenti

Questa domanda me la sono fatta la prima volta verso la fine del 2014, mentre iniziava il mio settimo anno nell’ultima banca in cui sono stato impiegato. In realtà 7 anni è su per giù il periodo che ho passato in ognuna delle 3 banche in cui ho lavorato in passato.

Penso a quei periodi come ai cicli economici, partono con una fiammata, poi c’è il consolidamento e poi inizi a sentire quell’odore di fine estate e decidi che è meglio cambiare scenario.

Mio padre, anche lui una vita passata in banca, una volta mi ha detto che ai suoi tempi l’importanza di una banca era stabilita da quante persone ci lavoravano.

Diciamo che il mio percorso è stato a ritroso. È partito da una grande banca con 20.000 dipendenti, è passato per una di 2.000 ed è arrivato ad una terza di 200. Con meno dipendenti non ne ho trovate, quindi sono passato alla libera professione, seppur con una banca come mandante (si dice così, non pensare che io sia il killer).

Era la fine del 2014, quindi, quando ho iniziato a pensare a come fare per diventare consulente finanziario. Nel novembre del 2015 ho lasciato la banca e ho firmato il mio mandato da consulente finanziario iscritto all’Albo degli allora promotori finanziari.

Le 3 cose importanti

In un anno sono riuscito a cambiare e, rivedendo a distanza il film di quei mesi, ricordo che i passaggi importanti per diventare consulente finanziario sono stati fondamentalmente 3:

  • Cercare 3 reti con cui iniziare a fare colloqui per capire se potessi avere un mercato.
  • Attivare le procedure per l’iscrizione all’Albo.
  • Comprendere su quali contatti/clienti potessi contare per la fase di avvio.

I colloqui mi hanno dato fiducia e facendone l’immagine dell’attività del consulente finanziario ha iniziato a prendere forma nella mia testa. Mi piaceva.

Per l’iscrizione all’Albo dei Consulenti finanziari avevo i requisiti per l’iscrizione automatica, però mi ero messo a studiare per la prova d’esame poiché non riuscivo a farmi fare la lettera di dichiarazione dalla banca in cui stavo lavorando.

I clienti da coinvolgere nella nuova avventura non sono stati alla fine così coinvolti. Ho fatto fatica all’inizio a far percepire il mio nuovo ruolo. Molti di quelli che mi vedevano come il direttore della banca non riuscivano a comprendere cosa potessi fare ora per loro.

Come avrai capito la motivazione per lasciare il lavoro in banca c’era già. Nel decennio precedente avevo sempre fatto il direttore di filiale, ne avevo aperte due da zero ed ero abituato alle fasi di avvio.

Non vedevo possibilità di crescita. Potevo aspettarmi un cambio di filiale, forse più grande, ma avrei ripetuto di nuovo il modello già vissuto. I ruoli di sede, ammesso che potessero piacermi, erano in riduzione e non ero mai la prima scelta; sai come funziona.

La banca stava cambiando

In banca si respirava quell’aria che ben conosci. Ringraziamo di avere un buon lavoro, niente aumenti, qualche taglio retributivo invocato, vendiamo questo prodotto che è fondamentale.

Altro aspetto che ricordo con orrore sono i controlli. Tanta burocrazia fatta di report, mail, tool da completare. Riferire su questo, situazione di quello, rispondi, completa, relaziona.

E poi la carta, tanta, ovunque e per ogni cosa. Carta da far firmare, da conservare, da spedire avanti e indietro. Ho visto colleghi sepolti nei loro box come neanche nei film di Fantozzi di trent’anni prima.

Mentre affogavo in tutto questo ho tirato fuori una mano e con un click sulla tastiera del PC ho chiesto di essere ricontattato per un colloquio. Ho preso con me quel che di buono avevo imparato in tre cicli in banche diverse e l’ho trasformato nel nuovo lavoro.

Qui non devo aspettare di sentirmi dire bravo, magari quell’aumento tra due anni, chissà.

Qui nessuno mi dice che devo vendere quel tal prodotto.

Qui posso trovare da solo le strade per migliorare ogni giorno senza aspettare che arrivi qualcosa dall’alto.

Perché lasciare il posto fisso in banca

La scelta di attuare questo cambiamento ha un senso se, come me allora, ti ritrovi in queste situazioni:

  • vuoi di più in termini di soddisfazione per il lavoro che fai e pensi che la banca dove sei ora sia troppo lenta rispetto alla tua voglia di crescere e migliorarti;
  • hai voglia di organizzarti il lavoro e di concentrarti sulle attività di maggior valore, quindi più relazione con i clienti e poca carta e attività di back office;
  • la filiale non è più per te lo spazio protetto del tuo lavoro, ma il limite soffocante rispetto a tutto il mercato che c’è fuori.

Poi avrai una tua motivazione personale, ognuno ha la sua e non sono mai i soldi. Se ci pensi bene vengono prima altre cose, così come l’ostacolo alla decisione non è mai rinunciare allo stipendio fisso.

Permettimi di dirlo, gli ostacoli che non ti fanno decidere sono sempre legati alla paura del giudizio degli altri. Cosa penserà tizio rispetto a questa mia decisione? Cosa succede se fallisco e deludo caio? Il mio status rispetto alle persone che mi sono vicine sarà migliore o peggiore?

Non tutti sono adatti a lasciare il posto fisso in banca per diventare consulente finanziario. Se però ti sei ritrovato nelle situazioni che ho descritto poco sopra e se riesci a risolvere la paura del giudizio degli altri, ecco che questo lavoro fa per te.

Dario Coloru

Padre di Pietro e Carlo, appassionato di digital e tecnologia, sopportato dall’analogica Irene, sono Consulente Finanziario, seleziono e coordino Consulenti Finanziari.

Dopo aver postato 150 video su Facebook e YouTube ho deciso di avere un posto mio dove continuare a dire quel che penso su economia, finanza, lavoro e futuro.