Come si legge il rendiconto Mifid

da | 19 Novembre 2019 | finanza e investimenti

L’estate del 2019 verrà ricordata come quella nella quale l’investitore Italiano riceve per la prima volta dalla sua banca il rendiconto previsto dalla normativa Mifid II. 

Tale norma Europea prevede che il rendiconto al cliente sia trasparente, completo e dettagliato di tutti i costi che ha sostenuto nell’anno precedente (2018) per la gestione dei suoi investimenti.

Certo non sarà una festa. In primo luogo perché il 2018 è stato un pessimo anno sui mercati finanziari. Non sarà facile aggiungere ad alcuni punti percentuali di perdita anche quelli dovuti ai costi.

Poi in molti scopriranno che in alcuni casi questi punti di costi e commissioni sono più di 3. 

Quali costi trovi nel report Mifid

Il report distribuito è sintetico. Ovvero rendiconta i costi sostenuti per il totale del portafoglio del cliente.

È possibile accedere anche ad un report analitico che contiene quanto si è speso in ogni singolo strumento finanziario.

Queste sono le voci di costo che troverai indicate nel report sintetico:

  • Costi di ingresso
  • Costi di gestione
  • Costi amministrativi 
  • Costi di consulenza
  • Commissioni di performance 

Vi è poi la suddivisione tra i costi percepiti direttamente dalla banca e quelli percepiti da altri intermediari.

Tutti questi costi vengono rendicontati sia in valore assoluto sia in valore percentuale. Cioè quanti euro hai pagato e quanto in proporzione al capitale investito.

Nel caso ad esempio dei fondi di investimento e delle Sicav vengono messi in evidenza i costi percepiti dalla società che ha prodotto lo strumento finanziario e quelli dalla banca che lo ha distribuito.

Molti di questi costi sono impliciti, nel senso che vengono trattenuti all’interno dello strumento finanziario e sono difficilmente percepiti.

Come sarà il dopo rendiconto

Potranno verificarsi alcuni casi per così dire spiacevoli:

  • Il cliente non era stato informato che ci sono costi impliciti.
  • I costi di movimentazione del portafoglio sono altissimi per chi usa (abusa) delle commissioni di ingresso.
  • Le commissioni di performance vengono percepite anche se il cliente non sta guadagnando.

Per il resto se sono state date dalla banca o dal consulente tutte le informazioni per comprendere i costi, e sono state spiegate, non credo che ci saranno problemi che vadano al di là del “certo che costate un po’ eh”.

E tu? Come reagirai di fronte a questo prospetto? Ti lascerà indifferente perché ti era già tutto chiaro o ne rimarrai sdegnato e deluso?

Io credo che sia un buono spunto per sederti al tavolo e ragionare su quando è meglio andare verso soluzioni meno care e quando invece sia giustificata una scelta costosa, ma che abbia un valore oggettivo.

È un momento fondamentale per cambiare approccio e per lavorare in modo moderno col tuo consulente, come già in molti stiamo facendo.

Paghi la commissione di consulenza anche per farti ottimizzare i costi dal consulente. 

La commissione di consulenza, che è una percentuale fissa sulle masse in gestione, deve togliere il consulente dall’ambiguità e dal conflitto di interesse. Non deve cioè essere spinto a venderti il prodotto più caro perché ha un maggior ritorno.

Deve essere per lui indifferente scegliere per te un titolo, un ETF o un fondo d’investimento poiché il compenso per il suo servizio è fisso e già stabilito.

Parlane con il tuo consulente di fiducia. 

 

Dario Coloru

Padre di Pietro e Carlo, appassionato di digital e tecnologia, sopportato dall’analogica Irene, sono Consulente Finanziario, seleziono e coordino Consulenti Finanziari.

Dopo aver postato 150 video su Facebook e YouTube ho deciso di avere un posto mio dove continuare a dire quel che penso su economia, finanza, lavoro e futuro.