Marchionne ha commesso un errore

da | 30 Settembre 2018 | economia, finanza e investimenti, mercati finanziari

L’home bias è uno dei principali errori cognitivi studiati dalla finanza comportamentale. Quello di Sergio Marchionne si chiama Italia.

La scomparsa di Sergio Marchionne è stata improvvisa ed ha costretto un po’ tutti ad anticipare con fiumi di parole il bilancio della sua esperienza imprenditoriale. Io ho voluto approfondire: al mare, di sera in Sardegna ho letto la biografia scritta da Paolo Bricco dal titolo “Marchionne, lo straniero”.

Non ripercorro la carriera, il carattere esigente, la grande visione, il maglioncino nero e tutte le altre cose di cui si è detto anche troppo. Mi voglio soffermare sull’aspetto in cui secondo me Marchionne si è forse mostrato debole nella sua vita: l’Italia.

Mi spiego meglio. Sergio Marchionne è emigrato in Canada da bambino, è figlio di un Carabiniere abruzzese, è cittadino svizzero per adozione. Ebbene lui ha trasformato un’azienda Italiana praticamente fallita in un gruppo internazionale nel settore automotive facendosi regalare un’azienda dagli USA, anch’essa praticamente fallita.

Non solo. Sergio Marchionne mentre stava realizzando tutto questo è divenuto l’icona del capo inflessibile, dell’uomo di comando e del manager-imprenditore per cui conta solo il risultato.

Nonostante questo ha mantenuto in Italia diversi stabilimenti anche se i report interni di FCA rivelassero che fosse un’operazione antieconomica. Non entro nel merito dei dissapori con i sindacati su alcune questioni. Quel che è certo è che oggi FCA occupa in Italia molte più persone di quando lui ha preso in mano i cocci della FIAT.

Certo, nelle scelte avrà contato anche la volontà della famiglia Agnelli e del suo Presidente John Elkann. Però Marchionne mostra di essere attaccato alle sue origini Italiane e, alla fine, restituisce al suo Paese, l’Italia, una parte di quello che è riuscito a realizzare nel mondo.

Marchionne commette, quindi, un errore. Un errore tipico in Finanza Comportamentale che si chiama Home Bias. E’ quell’errore per il quale non analizziamo una situazione, non prendiamo una decisione in modo completamente razionale ma ci facciamo condizionare dalle cose che ci sono più vicine, che ci sembra di conoscere meglio, che ci sono più care.

Oltre ai report di FCA lo dimostra il discorso che Sergio Marchionne ha tenuto al meeting di Rimini il 30 agosto del 2014, che è un discorso fortemente politico. Nel discorso c’è l’appoggio a Matteo Renzi ed alla sua voglia di cambiare le cose. C’è anche qualche consiglio: “…l’ho incoraggiato a proseguire il suo programma riformatore senza curarsi del clamore e degli attacchi. La sua missione è molto più importante del rumore e della polvere sollevate dagli oppositori.”

Nel discorso c’è anche la sua voglia che l’Italia cambi in meglio, una voglia quasi rabbiosa per un cambiamento che sente ormai come fortemente necessario e che vede come forse possibile. Rimane comunque il tono del capo azienda esigente sia sul metodo sia sui risultati. Dice di Renzi: “Se la sua agenda è di riforme per spingere il Paese avanti sono il primo ad appoggiarlo. Ma non sopporto più di vedere gente con il gelato, barchette e cavolate. Da Italiano non lo voglio più sentire. Voglio essere orgoglioso di essere Italiano. Voglio poter dire che siamo veramente bravi come gli altri, perché lo siamo”.

Marchionne, quindi, si è sempre sentito Italiano e per il suo Paese ha sabotato le sue convinzioni manageriali. Sergio Marchionne è stato il capo temuto ed esigente. E’ stato il manager che con la sua morte improvvisa ha causato un deprezzamento del titolo azionario FCA di 3 miliardi di dollari. E’ stato l’imprenditore che ha portato a nuova vita due aziende virtualmente fallite come FIAT e Chrysler. E’ stato anche un uomo che con l’Italia ha preferito il cuore al cervello.

Dario Coloru

Padre di Pietro e Carlo, appassionato di digital e tecnologia, sopportato dall’analogica Irene, sono Consulente Finanziario, seleziono e coordino Consulenti Finanziari.

Dopo aver postato 150 video su Facebook e YouTube ho deciso di avere un posto mio dove continuare a dire quel che penso su economia, finanza, lavoro e futuro.

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