Quando scegliere titoli, indici o gestori?

da | 8 Ottobre 2019 | finanza e investimenti, mercati finanziari

L’abitudine del risparmiatore italiano è stata per molti anni quella di comprare direttamente o su consiglio i titoli nei quali investire.

I titoli

In principio era il BOT, il Buono Ordinario del Tesoro, che negli anni ‘80 e ‘90 garantiva con scadenze di massimo 12 mesi di riprendersi il capitale con un discreto surplus di interessi.

Per chi cercava investimenti di durata superiore la scelta era tra i BTP (Buoni del Tesoro Poliennali) e le obbligazioni emesse dalla banca della quale erano clienti.

Anche le azioni piacevano, ma salvo rare eccezioni chi le comprava si limitava ai grandi gruppi industriali Italiani.

Poi venne l’Euro e l’Europa dei tassi a zero, o quasi. Ecco che allora inizia a diventare più difficile trovare rendimento nei titoli di Stato.

Le scoppole prese dai mercati azionari dopo lo scoppio della bolla della New Economy non incoraggiavano tale investimento.

Anche le obbligazioni delle banche non erano poi così appetibili. Più di un risparmiatore è rimasto scottato da qualche mancato rimborso del proprio capitale. Nel mondo aziende le varie Cirio e Parmalat hanno fatto il resto.

I fondi d’investimento

Ecco che prendono sempre più piede da 15 anni a questa parte i fondi comuni d’investimento di diritto italiano o estero.

Qui c’è un gestore specializzato che effettua scelte di investimento sulla base della strategia dichiarata per quello strumento.

È in sostanza una delega a chi ha gli strumenti e i mezzi necessari per scegliere meglio e per tenere l’investitore lontano da fregature e brutte sorprese.

La delega però costa ed erode il rendimento. Ci sono molti gestori bravi, ma anche una parte che non produce i risultati attesi.

Fra i due contendenti, ecco l’ETF

Da questo dividersi tra il titolo singolo e il fondo in delega ecco che nasce un nuovo strumento per investire: l’ETF, ovvero l’Exchange Traded Fund.

Si tratta in sostanza di uno strumento finanziario negoziato come un titolo, ma che rappresenta un paniere di titoli della stessa tipologia (settore, area geografica, etc.).

Questo suo essere in sostanza una gestione passiva, cioè la replica di un indice di mercato senza che vi sia attività da parte di un gestore o di un team, consente all’ETF di avere costi molto contenuti, ed è apprezzato per questo motivo.

Cosa è meglio alla fine tra titoli, ETF o fondi?

Dipende.

Il singolo titolo presuppone un’approfondita conoscenza di chi lo emette e porta in dote il rischio di concentrazione.

L’ETF replica un mercato, quindi ne compra anche quella parte meno sana o profittevole.

Il Fondo deve essere ben gestito per ottenere una performance tale da giustificare i costi che contiene.

Insomma avrai capito. L’importante è fare scelte di qualità. Non conta quale strumento. A seconda dei casi va bene averne di ogni tipo, ma con piena consapevolezza di dove si sta investendo e come. 

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Dario Coloru

Padre di Pietro e Carlo, appassionato di digital e tecnologia, sopportato dall’analogica Irene, sono Consulente Finanziario, seleziono e coordino Consulenti Finanziari.

Dopo aver postato 150 video su Facebook e YouTube ho deciso di avere un posto mio dove continuare a dire quel che penso su economia, finanza, lavoro e futuro.